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2003 - Le Sedie

All'interno di un faro abbandonato. Due vecchi, marito e moglie, con la loro piccola realtà, le loro illusioni, la loro infinita attesa, il loro delirio e, soprattutto, un grande vuoto che porta alla necessità di creare una cerimonia fittizia, dove una ressa d’interlocutori inesistenti affollano la casa dei due coniugi portando ricordi, nostalgie e rimpianti. Lui ha un grande messaggio da comunicare ma cosa deve dire? Forse solo il suo gran bisogno di comunicare.

Questa “farsa-tragica” è uno dei momenti più terribili del teatro di Ionesco. La coesistenza del bisogno di comunicazione umana e l’impossibilità di praticarla rende le figure dei due vecchi rappresentative di tutta un’umanità che si affanna quotidianamente nel vano tentativo di comunicare ciò che ha realmente bisogno di dire ma, spesso succede che: o “le sedie sono vuote” o “il veicolo di comunicazione è sordo muto”. Metafora che troviamo attualissima e sempre più presente in questa nostra era tecnologica . Ci siamo lasciati affascinare dal “senso epico del vuoto” di questa pièce e dalla sfida di riuscire a rappresentare un senso tragico tramite il grottesco. 

Questa pièce è stata scritta tra il 1949 e il 1953 ed è un’innegabile sperimentazione di meccanismi teatrali, soprattutto drammaturgici. Mentre si assiste alla rappresentazione è difficile ignorare il  sospetto che lì dentro tutto sia un “messaggio” ma è inutile tentare di razionalizzare il disegno della trama del dramma: i temi fluttuano, si accavallano, si rincorrono, si confondono, per darci il pauroso sospetto che non ci sia nulla da raccontare. Il teatro dell’assurdo non racconta “storie” racconta “coscienze” usando ironia e leggerezza grottesca. “ … spingere il burlesco fino all’estremo. Poi un leggero tocco e ci si ritrova in pieno tragico perché il teatro è essenzialmente rivelazione di cose mostruose …”   “ Il teatro odierno è quasi unicamente psicologo, sociale, cerebrale o … poetico. Le sedie sono un tentativo di andare al di là dei limiti attuali del dramma…”
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